Origini della danza orientale

 

 

Non esistono documentazioni scritte riguardanti le danze orientali che risalgono a prima del 1800.

Possiamo provare e ripercorrere, tramite le testimonianze archeologiche, il corso della storia delle danze che più si avvicinano alla danza del ventre così come oggi la conosciamo.

Si può definire la danza in generale come la prima forma di comunicazione dell’uomo usata x esprimere i propri sentimenti e come il primo tentativo dell’uomo di comunicare con le Entità Superiori. Numerosi sono i ritrovamenti archeologici dell’età neolitica in tutto il Medio Oriente di statuine e decorazioni parietali raffiguranti figure femminili che riconducono al culto delle Dea Madre.

DEA MADRE
DEA MADRE

La donna veniva vista come la creatura più vicina alle Divinità poiché è procreatrice. Il corpo della donna veniva ritenuto parte di un miracolo perché è in grado di creare la vita così come la natura è in grado di portare la fertilità della primavera dopo l’inverno, il giorno dopo la notte… E’ verosimile pensare che non ci fosse chiarezza riguardo al concepimento e si pensasse che il maschio non fosse parte fondamentale del concepimento stesso, ma che la procreazione fosse un miracolo di prerogativa esclusivamente femminile. Quindi, in quanto creatura così intimamente legata ai cicli della vita, in quanto essere legato alla nascita e alla fertilità, la donna godeva di un ruolo molto rilevante nelle culture primitive. La donna era la protagonista dei rituali sacri. Era il corpo della donna a danzare per le Divinità durante i rituali sacri e di conseguenza il bacino femminile era la parte del corpo più importante da “offrire” alle Divinità in cambio di fertilità.

Molte sono le danze incentrate sui movimenti del bacino in tutto il pianeta e in luoghi così distanti tra loro che non è possibile ipotizzare una eventuale contaminazione di culture tra popoli migratori : queste danze nascono dalla stessa intuizione.

Alcune delle prime testimonianze scritte risalgono alla Antica Grecia: le sacerdotesse praticavano una danza rotatoria di fianchi e di addome detta Kordax.Le sacerdotesse di Afrodite ballavano imitando il serpente e ondulando il ventre in una danza detta Shiftetelly. Vi era il culto della Dea Madre. Le sacerdotesse di Ishtar in Babilonia e di Iside nell’Antico Egitto eseguivano danze propiziatorie e rituali magici allo scopo di raggiungere uno stato mistico x entrare in contatto con la Divintà. Le danze erano improvvisate x dare libero sfogo all’espressività e alle emozioni ed erano costituite da gesti semplici che evocavano i movimenti degli animali, del mare, della luna, del fuoco. Ritroviamo movimenti che ricordano il parto o l’atto sessuale.

 

Da questa leggenda deriva la danza dei 7 veli che ha similitudine con la danza di benvenuto e con la danza di Salomè, nome che a sua volta assomiglia a “shalom” cioè “benvenuto”.

 

Pregiudizi e contraddizioni sono ancora legate alla danza del ventre a causa della prostituzione sacra. Era una pratica in uso dalle sacerdotesse le quali offrivano il loro corpo in cambio di offerte x il tempio e x permettere all’uomo di entrare in contatto con la divinità. Questa pratica non deve essere considerata un atto sporco e guidato da puro istinto sessuale, ma come un raggiungimento dell’estasi divina.

Le cose si sono traviate nel tempo quando avvenne il contatto con altre religioni.

 

La danza nasce quindi come forma di celebrazione ma in seguito si sviluppa come espressione di gioia. Lo stesso nome deriva da “talha” che in sanscrito significa “gioia di vivere”. Il termine “raks” (che si ritrova in raksharky) deriva dal verbo arabo “rakadu” che significa “rallegrarsi”.

La danza nel Medio Oriente è stata diffuse da popolazioni gitani provenienti dall’India: numerose sono le testimonianze dei loro spostamenti che giustificherebbero le somiglianze degli stili di danza popolare e musica popolare nel bacino mediterraneo ( syrtake,libanese,egiziana,flamenco,tarantella….). La parola “rom” deriva dal sanscrito e denomina una casta che si guadagna da vivere danzando e suonando. Questa casta, spostandosi da un paese all’altro ha assunto le usanze del posto e nel contempo ha influenzato la cultura indigena. In seguito ogni paese ha personalizzato lo stile secondo il proprio bagaglio culturale artistico.

 

LO SVILUPPO DELLA DANZA IN EGITTO:

La popolazione nomade di danzatrici prende il nome in Egitto di GAWAZEE. Altro nome usato per definire questa casta è BALAT AL BALADE che significa “figlie del paese”. Le Gawazee  si accampavano lungo il Nilo o ai margini delle città nelle quali si esibivano ai mercati in cerca di guadagno.Accompagnavano la loro danza con cimbali. Essendo nomadi, non avevano luogo dove custodire i loro averi. Pertanto vestivano di sovrapposizioni e gioielli e usavano cucire le monete guadagnate su di una cintura che tenevano legata ai fianchi ( la famosa cintura di monetine!!).

Due caste più elevate di danzatrici arano invece la ALMEE ( danzavano in case private e nelle feste del ceto sociale medio) e le AWALIN ( danzavano nei palazzi). Si trattava di donne istruite e preparate alle arti di danza, musica e canto. Conoscevano l’arte di intrattenere con eleganza e per questo godevano di un certo rispetto nella società.

Il primo contatto tra europei e Gawazee avvenne nel 1798 con le spedizioni napoleoniche al Cairo. I soldati francesi si accamparono lungo il Nilo e presso il Cairo dove vennero in contatto con questa casta di gitane. Si scatenò una vera e propria guerriglia contro le Gawazee poiché “distraevano” i soldati dalle loro mansioni: centinaia furono brutalmente uccise sgozzate o affogate.

Nel corso del 1800 è cresciuto in europa l’interesse x il medio oriente anche da parte di artisti. Uno dei primi ad arrivare in Marocco  nel 1832 è il pittore francese Delacroix. Tra gli scrittori il più noto è Flaubert che viaggiò invece in Egitto.

Spesso le Gawazee venivano confuse dagli occidentali con le Alee e con le Awalin e così nel 1834 le Gawazee vennero esiliate dalle grandi città poiché l’Egitto voleva iniziare una fase di occidentalizzazione. Per questa casta nomade non fu facile la sopravvivenza lontano dalle città dove le fonti di guadagno erano più probabili. Ci fu inoltre una simpatica rivolta cittadina a sostegno di queste danzatrici che erano l’anima profonda e folcloristica dei ceti sociali umili: gli uomini si travestirono da donne e andarono a “sostituire” la loro assenza nei mercati.

Fino a quel momento non fu assai semplice x un occidentale entrare in contatto con la danza del ventre poiché non era facile partecipare a feste di palazzo animate da danzatrici. Il grande pubblico europeo venne in contatto con la danza del ventre tramite la GRANDE ESPOSIZIONE UNIVERSALE nel 1876: si tratta di un grande expo itinerante nella quale ogni paese pubblicizzava i prodotti locali. Come si usa ora, anche all’epoca era consuetudine ingolosire i clienti con danze e musica. Così si poteva ammirare la danzatrice del ventre nello stand di prodotti egiziani o libanesi.

Inizia la commercializzazione di questa arte come fonte di guadagno e crescono le rappresentazioni di sfondo “orientale” come ad esempio Sherazade. Nel 1910 a Chicago Mary Garden si esibisce x la prima volta nella danza dei 7 veli mentre a New York nasce la scuola x aspiranti Salomè. Si diffinde il fascino della danza orientale ma ancora legato ad esigenze ocidentali e non ai passi originali. Nasce ad esempio il CHARLESTON  (passo arabo + shimmy) nel 1920.

Nel 1926 apre al Cairo il primo locale dove la danza del ventre diventa un effettivo intrattenimento da palcoscenico: il CASINO’ OPERA viene aperto da Badya Masabni di origine libanese e decreta la vera svolta della danza del ventre. Inizia il concetto di coreografia e di costume da scena. Nasce l’esigenza di formazione ai fini di danzare su grandi spazi e non più solo sul posto. Vengono chiamati ballerini e coreografi russi x apportare alcune migliorie tecniche: questo spiega la contaminazione con la danza classica. Nasce quindi lo stile RAKSHARQUI.

Nascono anche le prime dive come Samia Gamal e Taheya Karioka.

Nel contempo si accresce la produzione cinematografica egiziana e la danza del ventre si diffonde rapidamente in tutto il mondo. Le stesse dive del Casinò Operà diventano protagoniste nei film.

I costumi cambiano e assumono un gusto hollywoodiano mediante paiettes, reggiseni e spacchi: nasce il costume carabet. E anche le danzatrici si adattano nella forma fisica alle esigenze americane allontanandosi dalla “morbidezza” egiziana.

Nel 1956 si fonda la REDA TROUPE: compagnia di folklore ancora oggi esistente che ha il merito di riportare il flolklore alla ribalta e di portare finalmente sul palco anche danzatori uomini.